Arend Fhurmann
Amburgo: 17.6.1918 - 11.1.1984, D. Pittore, arte concreta, membro del movimento arte concreta, del movimento 22 e della sezione Ticino della società pittori, architetti, e scultori svizzeri.
Figlio della poetessa Elisabeth Fuhrmann-Paulsen e del saggista ed editore Ernst Fuhrmann, trascorre l’infanzia nei dintorni di Amburgo e in diverse località della Germania. La famiglia è spesso in Svizzera, presso Hedi e Walter Mertens, che nella loro tenuta a Feldmeilen presso Zurigo ospitano musicisti, scrittori e artisti come Leo Leuppi e Richard Paul Lohse. Nel 1936 si iscrive alla Staatliche Akademie für Kunstgewerbe di Dresda, che abbandona l’anno successivo. L’avanzare del nazismo costringe il padre ad emigrare a New York con il fratello Torolf. Più volte arruolato durante la seconda guerra mondiale, produce alcune testimonianze artistiche e letterarie di ispirazione pacifista. Alla fine degli anni ’40 frequenta assiduamente Feldmeilen, dedicandosi alla pittura. Grazie agli architetti Oreste Pisenti di Muralto e Gianni Monnet, attivo fra Lugano e Milano, nel 1951 tiene la prima personale alla Galleria Bergamini di Milano e si avvicina al Movimento Arte Concreta, a cui aderisce dal 1955. Vive in Ticino dal 1952, presso Hedi Mertens, a Solduno e poi a Carona. Completa l’attività artistica con diversi impegni professionali, come grafico e come progettista di decorazioni parietali e interventi in spazi pubblici. Espone regolarmente alla Galleria La Cittadella di Ascona e alla Galerie Palette di Zurigo. Nel 1966 tiene una personale all’Helmhaus di Zurigo; nel 1967 è invitato alla mostra Spektrum der Farbe del Kunsthaus di Zurigo. È presente alla Galerie Breteau di Parigi, alla Secessione di Vienna, alla Galleria Montenapoleone e alla Square Gallery di Milano. Negli anni ’70 è membro del Movimento 22. Nel 1977 partecipa alla mostra itinerante di arte concreta della McCrory Collection, curata da Willy Rotzler. Fra le rassegne postume figurano quelle della Galerie Stähli di Zurigo, dello Studio Dabbeni e nel 2002, sempre a Lugano, del Museo cantonale d’arte.
Come dichiarava con riconoscenza, è Hedi Mertens che fin da bambino lo mette in contatto con gli artisti dell’Allianz di Zurigo e lo avvicina alla pittura di matrice geometrica. È lei ad incoraggiarlo quando gradualmente si allontana dalla pittura figurativa degli anni ’30 e ’40, per guardare ai maestri astratti, da Vasilij Kandinskij a Piet Mondrian. Le composizioni policrome su carta o pavatex dei primi anni ’50 muovono da pretesti paesaggistici per individuare forme e strutture astratte ed esplorano motivi dinamici da un punto di vista interdisciplinare, come rivelano anche le pubblicazioni del Movimento Arte Concreta e le copertine di Rivista Tecnica della Svizzera italiana del 1953-54. La linea, dapprima curva e poi retta, si afferma già molto presto come interesse primario. L’attenzione rivolta agli aspetti costruttivi prende il sopravvento in alcuni dipinti che ricordano gli allineamenti verticali di Josef Albers e l’arte tessile del Bauhaus, ma anche le opere vibranti di Adolf Fleischmann o di Johannes Molzahn. In seguito, superando ogni residuo referenziale e riducendo drasticamente i mezzi espressivi, la sua pittura diviene pienamente concreta. Dapprima molto serrati e dagli anni ’70 più diradati sullo sfondo bianco, i «ritmi lineari», tracciati a olio con grande precisione e spesso uniti al tema del quadrato, sono all’origine di numerosi cicli che attivano la percezione dello spettatore creando effetti cinetici, generando piani cromatici, trasparenze e profondità spaziali. Il vuoto e una tavolozza particolarmente armonica caratterizzano la pittura luminosa degli ultimi anni, i cui «ritagli» quadrati sono da intendersi come un esplicito omaggio all’opera di Hedi Mertens.